Tra le mie letture, a volte compulsive e altre molto slow, mi sono imbattuto in un libro interessante “La Città Neoliberale” di Gilles Pinson.

L’autore, che illustra come l’ideologia neoliberista sia la principale forza di trasformazione di una Città, sostiene che l’approccio neoliberista tende a emarginare le istituzioni che rappresentano l’autonomia della politica, che non essendo a lei indispensabili tende a svuotarle progressivamente della loro sostanza, facendole perdere di credibilità man mano che le scavalca grazie a “spazi di decisione alternativi”.

Quindi, sempre secondo l’autore, le decisioni sfuggono sempre più agli spazi tradizionali di decisioni, tipo assemblee o consulte, per trasferirsi in spazi più opachi, come partenariato tra pubblico e privato, tavoli riservate di trattative con soggetti economici e/o politici e/o portatori di singoli interessi privati.

Pertanto, se dovessi pensare alla mia Città, dove il Consiglio Comunale è oramai divenuto luogo di “presa d’atto” di quanto deciso in altre stanze, organismi di partecipazione non formalizzati (Consulta di Quartiere) o non attivati (Consulta Terzo Settore, Consulta dei Giovani, Consiglio Comunale delle Ragazze e dei Ragazzi) o male utilizzate (Consulta dell’Ambiente), un primo indizio di “Città Neoliberale” forse forse l’ho trovato.

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