Puoi fare il tavolo con le tue mani o montare quello dell’Ikea, puoi costruire il caminetto e persino comprare il salotto nuovo da “PoltroneSofà” per organizzare meglio la tua campagna elettorale, ma se non hai una idea chiara su che Città vuoi e non sai comunicarla, resterai vittima del “Club delle birre” mentre la Gente resterà nell’angolo dell’astensionismo.

Forse da Cittadino ti posso aiutare, perché ho in mente una mezza idea della Città che vorrei…

Con il tempo mi sono reso conto che, ad una società contemporanea caratterizzata da un’accelerazione costante del tempo e da una pressione all’efficienza che impedisce alle persone di vivere esperienze autentiche e significative, la risposta sia una Città che ti faccia entrare in relazione con il mondo, un rapporto costruito su una connessione profonda, emotiva e reciproca tra il soggetto e l’ambiente circostante, in poche parole “Risonanza”.

In un contesto di Città come la vedo io, che oserai definirla “Ecosocialista”, il concetto di risonanza è utile per disegnare un modo alternativo di vivere lo spazio urbano e il rapporto tra gli abitanti e l’ambiente.

In tale tipo di Comunità si darebbe priorità a relazioni umane genuine, al contatto con la natura e alla qualità del tempo vissuto, invece che alla sola efficienza e produttività.

Questo significherebbe, ad esempio, progettare uno spazio urbano che favorisca connessioni autentiche tra le persone, la natura e le istituzioni.

Dove si darebbe spazio e valore ad una “Urbanistica umanocentrica”: Strade e piazze progettate per l’incontro e non solo per il transito. Marciapiedi ampi, zone pedonali, spazi pubblici flessibili per favorire interazioni spontanee.

La possibilità di realizzare “un’Architettura emozionale”: Edifici che stimolano il senso di appartenenza e dialogano con il paesaggio. Uso di materiali naturali, bioedilizia e design che valorizzi luce, suoni e verde.

Favorire la presenza di “Luoghi di quiete e contemplazione”: Oasi verdi, giardini condivisi, spazi per la meditazione e la lettura all’aperto, dove le persone possano rallentare e sentire la risonanza con la natura.

Mettere al primo posto l’autogestione e la partecipazione, dove i cittadini devono poter influenzare direttamente le decisioni politiche, attraverso assemblee di quartiere e modelli di democrazia partecipativa.

Cercare di sperimentare soluzioni per iniziare a superare il Capitalismo neoliberista, attraverso un’Economia solidale ed il mutualismo, che attui sistemi di scambio basati sulla cooperazione (monete locali, banche del tempo, cooperative di comunità) per favorire legami di fiducia e reciprocità.

Nella Città che immagino si deve favorire la nascita e crescita di laboratori culturali, teatri di strada, festival che permettano alle persone di esprimersi e creare legami significativi.

Una Città in cui suoi Amministratori abbiamo come bussola la “Rigenerazione ecologica”: non solo protezione ambientale, ma creazione di un rapporto attivo con la natura, compresa l’Agricoltura urbana, permacultura, orti collettivi che rendano la natura parte integrante della vita cittadina.

E ci sarebbe tanto altro ancora di come potrebbe essere questa “Città Ecosocialista”, ma per oggi mi fermo qui. (continua)

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